Momenti di tensione al carcere di Santa Maria Capua Vetere, tra Carabinieri e agenti penitenziari per un’operazione di Polizia Giudiziaria su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria CV. Torture e pestaggi questa la pesante accusa della Procura della Repubblica nei confronti di 44 agenti della polizia penitenziaria dopo la protesta dei detenuti del 5 aprile scorso, in piena pandemia da Coronavirus.
Al dare il via alle proteste sono state, secondo gli agenti della polizia penitenziaria presso il carcere, le modalità adottate dalla Procura e dalla Polizia Giudiziaria per notificare i 44 avvisi di garanzia.
“Sono arrivata alle 7 e c’erano molti Carabinieri che fermavano le auto in arrivo al carcere, io sono stata fermata e mi hanno fatto passare, mentre gli agenti li trattenevano per identificarli“. È il racconto della moglie di un detenuto. La donna con altre persone ha denunciato le presunte violenze in carcere.
“Potevano andare a casa” “Perché questa eccessiva spettacolarizzazione?“. A chiederselo è l’assistente capo della Penitenziaria, in servizio a Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Napoleone. “Bastava andare a casa dei poliziotti, anche per una questione di rispetto tra Corpi dello Stato” prosegue Napoleone. “Quel maledetto sei aprile – aggiunge – noi cercammo solo si riportare la calma tra i detenuti. Ed ora ci ritroviamo indagati mentre nessun detenuto ha pagato nulla, neanche un danno; eppure abbiamo avuto danni per centinaia di migliaia di euro. Siamo arrabbiati, perché ci sentiamo trattati male“.
Secondo quanto si apprende sarebbero state eseguite dai Carabinieri anche alcune perquisizioni.